Selvaggia e ispida fattucchiera viene accusata dell’assassinio di tre ragazzini in un paese della Lucania. Lei confessa, ma non è colpevole. Disonesto nella manipolazione della suspense a livello di sceneggiatura, troppo compiaciuto nel ricorso al raccapricciante, ha un indubbio nerbo narrativo che non esclude ambizioni sociologiche.